Le emozioni dei siblings
22 Agosto 2020
Tempo di lettura 4 minuti
Ma chi sono i siblings?
Il termine siblings, che in inglese indica in generale i “fratelli”, senza distinzione di sesso, viene abitualmente utilizzato per indicare coloro che hanno un fratello o una sorella con disabilità.
La crescita e lo sviluppo dei siblings sono caratterizzati dal quotidiano confronto con la disabilità e con genitori che, spesso, si portano dietro le conseguenze di un trauma.
Questa ed altre “sfide aggiuntive” a cui sono chiamati, generalmente, i siblings, possono determinare risultati molto diversi nello sviluppo, che possono andare da esiti traumatici al raggiungimento di eccezionali capacità adattive, con l’emergere di una notevole resilienza.
La condizione di un sibling, deve essere osservata e compresa in base alla sua fase di sviluppo fisico, mentale ed emotivo: avere accanto figure di riferimento disposte all’ascolto e capaci di stare in pieno contatto con le emozioni che emergono, costituisce la premessa affinché i bambini sviluppino una buona resilienza, che consente loro di affrontare le difficoltà della vita con competenze rafforzate.
Spesso, a causa della loro esperienza di vita, i siblings sono “un passo più avanti”, sia in termini di interessi, che di responsabilità, rispetto ai coetanei. Questo può far sì che essi non si trovino bene con i pari e tendano a cercare la compagnia di persone più grandi o con esperienze simili alla propria. Un valido fattore di resilienza è la socializzazione, ovvero il poter contare sul sostegno e sul confronto con diverse persone, coetanee ed adulte. Al contrario, l’incertezza e l’indefinitezza nell’ambito relazionale-affettivo sono fattori di rischio, che potrebbero dar luogo a difficoltà di adattamento nella vita adulta.
Quando i genitori hanno difficoltà ad accettare la disabilità del proprio bambino, può succedere che essi vivano tale situazione come un “lutto senza fine”; in questo caso, spesso, la loro disponibilità emotiva non è sufficiente a soddisfare il bisogno di tutti i figli e ne deriva una sorta di inconsapevole “sbilanciamento” di attenzioni a favore del figlio con disabilità, che ha come conseguenza l’incapacità di stare in contatto con i bisogni e le emozioni degli altri figli. In tale contesto, è frequente che i genitori rinforzino quei comportamenti dei siblings che non richiedono attenzione o particolare impegno emotivo, con un atteggiamento che comunica implicitamente il messaggio: “Non devi esistere con i tuoi bisogni”. Un ragazzo che riceve frequentemente questo messaggio, può essere portato a negare, anche a se stesso, i propri bisogni, per soddisfare le esigenze del fratello con disabilità, ed a convincersi che impegnarsi per l’altro sia l’unico modo per ricevere attenzioni.
Un messaggio genitoriale che apparentemente “sopravvaluta” il sibling, può avere, al contrario, l’effetto di svalutare la sua condizione di bambino e comportare il rischio che i siblings crescano indossando una maschera che non li rispecchia come individui, a causa di uno “sviluppo forzato” e di aspettative genitoriali che superano le abilità e le risorse del bambino, sviluppando un adattamento creativo che inizialmente è funzionale, ma che potrebbe avere come costo la negazione di sentimenti ed emozioni (rabbia, tristezza, vergogna, frustrazione, aggressività, etc.), considerati inaccettabili, nei confronti del fratello con disabilità o dei propri genitori.
Un fattore protettivo, che favorisce, inoltre, un sano attaccamento e lo sviluppo di un’identità integrata, consiste nel mettere i siblings nelle condizioni di esprimere liberamente i propri sentimenti e le proprie emozioni. Si rivela, inoltre, molto importante parlare loro in modo semplice, chiaro ed onesto della disabilità o della malattia, con un linguaggio che rispetti l’età di chi ascolta. Ciò consente ai siblings di sentirsi riconosciuti e valorizzati nel loro poter fare un esame di realtà e di sentirsi più a proprio agio e competenti nel rispondere alle domande potenzialmente imbarazzanti o dolorose che i coetanei potrebbero rivolgere loro in relazione alla disabilità del proprio fratello o sorella.
In conclusione, è fondamentale che i siblings sentano di avere a disposizione uno spazio relazionale di ascolto, conoscenza e confronto.
Dott.ssa Fabiana Salis
Articolo liberamente tratto dalla mia tesi specializzazione in psicoterapia della Gestalt: “L’adattamento creativo nella disabilità: la sindrome di Down vista con occhi gestaltici”. Pp. 153-159
Riferimenti bibliografici:
Dondi A. (2008). “Disabilità, trauma familiare e resilienza. Il peso della normalità per fratelli e sorelle delle persone disabili”. Quaderni di psicologia, analisi transazionale e scienze umane. 49.
Le emozioni dei siblings
22 Agosto 2020
Tempo di lettura 4 minuti
Ma chi sono i siblings?
Il termine siblings, che in inglese indica in generale i “fratelli”, senza distinzione di sesso, viene abitualmente utilizzato per indicare coloro che hanno un fratello o una sorella con disabilità.
La crescita e lo sviluppo dei siblings sono caratterizzati dal quotidiano confronto con la disabilità e con genitori che, spesso, si portano dietro le conseguenze di un trauma. In alcune situazioni, accade anche che alcuni elementi della relazione fraterna, come la reciprocità o l’ordine di nascita, vengano fortemente condizionati dalla disabilità: ad esempio, in caso di ritardo mentale, ad un certo punto si ha un “sorpasso generazionale”, sia fisico che psicologico, da parte del sibling, nei confronti del fratello maggiore con disabilità.
Questa ed altre “sfide aggiuntive” a cui sono chiamati, generalmente, i siblings, possono determinare risultati molto diversi nello sviluppo, che possono andare da esiti traumatici al raggiungimento di eccezionali capacità adattive, con l’emergere di una notevole resilienza.
La condizione di un sibling, deve essere osservata e compresa in base alla sua fase di sviluppo fisico, mentale ed emotivo: avere accanto figure di riferimento disposte all’ascolto e capaci di stare in pieno contatto con le emozioni che emergono, costituisce la premessa affinché i bambini sviluppino una buona resilienza, che consente loro di affrontare le difficoltà della vita con competenze rafforzate.
Spesso, a causa della loro esperienza di vita, i siblings sono “un passo più avanti”, sia in termini di interessi, che di responsabilità, rispetto ai coetanei. Questo può far sì che essi non si trovino bene con i pari e tendano a cercare la compagnia di persone più grandi o con esperienze simili alla propria. Un valido fattore di resilienza è la socializzazione, ovvero il poter contare sul sostegno e sul confronto con diverse persone, coetanee ed adulte. Al contrario, l’incertezza e l’indefinitezza nell’ambito relazionale-affettivo sono fattori di rischio, che potrebbero dar luogo a difficoltà di adattamento nella vita adulta.
Quando i genitori hanno difficoltà ad accettare la disabilità del proprio bambino, può succedere che essi vivano tale situazione come un “lutto senza fine”; in questo caso, spesso, la loro disponibilità emotiva non è sufficiente a soddisfare il bisogno di tutti i figli e ne deriva una sorta di inconsapevole “sbilanciamento” di attenzioni a favore del figlio con disabilità, che ha come conseguenza l’incapacità di stare in contatto con i bisogni e le emozioni degli altri figli. In tale contesto, è frequente che i genitori rinforzino quei comportamenti dei siblings che non richiedono attenzione o particolare impegno emotivo, con un atteggiamento che comunica implicitamente il messaggio: “Non devi esistere con i tuoi bisogni”. Un ragazzo che riceve frequentemente questo messaggio, può essere portato a negare, anche a se stesso, i propri bisogni, per soddisfare le esigenze del fratello con disabilità, ed a convincersi che impegnarsi per l’altro sia l’unico modo per ricevere attenzioni.
Un messaggio genitoriale che apparentemente “sopravvaluta” il sibling, può avere, al contrario, l’effetto di svalutare la sua condizione di bambino e comportare il rischio che i siblings crescano indossando una maschera che non li rispecchia come individui, a causa di uno “sviluppo forzato” e di aspettative genitoriali che superano le abilità e le risorse del bambino, sviluppando un adattamento creativo che inizialmente è funzionale, ma che potrebbe avere come costo la negazione di sentimenti ed emozioni (rabbia, tristezza, vergogna, frustrazione, aggressività, etc.), considerati inaccettabili, nei confronti del fratello con disabilità o dei propri genitori.
Un fattore protettivo, che favorisce, inoltre, un sano attaccamento e lo sviluppo di un’identità integrata, consiste nel mettere i siblings nelle condizioni di esprimere liberamente i propri sentimenti e le proprie emozioni. Si rivela, inoltre, molto importante parlare loro in modo semplice, chiaro ed onesto della disabilità o della malattia, con un linguaggio che rispetti l’età di chi ascolta. Ciò consente ai siblings di sentirsi riconosciuti e valorizzati nel loro poter fare un esame di realtà e di sentirsi più a proprio agio e competenti nel rispondere alle domande potenzialmente imbarazzanti o dolorose che i coetanei potrebbero rivolgere loro in relazione alla disabilità del proprio fratello o sorella.
In conclusione, è fondamentale che i siblings sentano di avere a disposizione uno spazio relazionale di ascolto, conoscenza e confronto.
Dott.ssa Fabiana Salis
Articolo liberamente tratto dalla mia tesi specializzazione in psicoterapia della Gestalt: “L’adattamento creativo nella disabilità: la sindrome di Down vista con occhi gestaltici”. Pp. 153-159
Riferimenti bibliografici:
Dondi A. (2008). “Disabilità, trauma familiare e resilienza. Il peso della normalità per fratelli e sorelle delle persone disabili”. Quaderni di psicologia, analisi transazionale e scienze umane. 49.