Sport e Training Autogeno

12 Settembre 2020

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Sport e training autogeno

Il Training Autogeno è una tecnica di consapevolezza corporea, elaborata dal medico tedesco I.H. Schultz nella prima metà del secolo scorso. Esso consiste nell’apprendimento graduale di una serie di esercizi di autodistensione, sotto la supervisione di un trainer appositamente formato (psicologo o psicoterapeuta). Tali esercizi, se praticati con costanza, sono in grado di dar luogo ad apprezzabili benefici psicofisiologici.
Questa tecnica permette di attenuare lo stress e l’ansia, migliorare la memoria e la concentrazione, gestire le emozioni, ridurre alcuni tipi di dolore ed alleviare le malattie psicosomatiche, in quanto il principio base è quello di unità psiche-soma. La medicina classica tende a considerare corpo e mente come entità indipendenti; al contrario, il training autogeno  parte dalla convinzione che corpo e mente siano fortemente legati e si influenzino reciprocamente. Il training autogeno ha una vastissima applicabilità in tutti i settori della vita quotidiana, come il lavoro, le relazioni, l’equilibrio sonno-veglia; esso migliora l’efficacia nella concentrazione, può essere praticato durante la gravidanza per la preparazione al parto, favorisce il benessere psico-fisico globale ed è utilizzato nell’ambito sportivo per i suoi numerosi e vantaggiosi effetti.

Il settore sportivo costituisce un importante campo di applicazione del Training Autogeno

Il Training Autogeno è in grado di apportare molteplici benefici, sia al singolo atleta che alla squadra. L’applicazione del Training Autogeno nello sport varia a seconda delle caratteristiche della disciplina sportiva e degli effetti che si vogliono ottenere. Ad esempio, negli sport di squadra è preferibile l’apprendimento in gruppo, che consente di lavorare contemporaneamente anche sulla condivisione di esperienze e sul clima di squadra.
In alcuni casi, i due esercizi fondamentali del Training Autogeno (pesantezza e calore), sono sufficienti per ottenere un buon rilassamento, in altri è opportuno inserire anche gli esercizi complementari (cuore, respiro, plesso solare, fronte fresca), in base alle attività fisiologiche che rivestono maggiore importanza in quel determinato sport.
Hoffmann considera il Training Autogeno un “doping psichico naturale e consentito” per il miglioramento delle prestazioni sportive. Peresson dice che “Il Training Autogeno non fa di un brocco un campione, perché il primo resta brocco e il secondo campione!”, ma può contribuire a migliorare i risultati di entrambi. 

Benefìci della pratica del Training Autogeno nello sport

Tra gli effetti in campo sportivo, ricordiamo:

 – potenziare l’attenzione e la concentrazione nelle prestazioni sportive (Hoffman, 1980; Orrù e coll. 1988).

Una costante concentrazione durante le gare, è alla base del successo in molti sport. Praticato prima di una gara, il Training Autogeno favorisce una maggiore concentrazione durante la gara stessa e nel gesto tecnico, educando l’atleta a stare nel qui ed ora ed incrementando la sua capacità di eseguire un prolungato sforzo mentale.

​- migliorare l’atteggiamento emotivo di fronte agli eventi sportivi (Hashim e Hanafi, 2011), con miglioramento della fiducia in sé stessi (Danaraj, 2014).
Il Training Autogeno riduce i blocchi emotivi e favorisce il controllo dell’ansia da prestazione. Permette inoltre di essere focalizzati sull’obiettivo, aumentando la motivazione dell’atleta e lavorando sulla concentrazione e sul mantenimento di un atteggiamento mentale positivo. Attraverso l’uso di formule specifiche, permette, inoltre, di ottenere risultati migliori su un determinato gesto tecnico.

​- intensificare il rendimento psichico generale nelle prestazioni (Carta e Orrù, 1996; Mikicin e Kovalczyk, 2015). L‘atteggiamento vincente, il controllo delle aspettative pre-gara, la capacità di entrare in sintonia con il pubblico o di isolarsi, la gestione della rabbia e delle frustrazioni agonistiche, possono essere rafforzate e consolidate. Il Training Autogeno aiuta a scaricare la tensione e ad acquisire un maggior controllo sulle emozioni (ansia, insicurezza, paura), che possono influire negativamente sulla prestazione sportiva; rappresenta quindi un valido aiuto contro la cosiddetta ansia da prestazione, soprattutto nell’attesa prima della gara.
Consente, inoltre, di massimizzare le prestazioni anche sotto pressione, diminuire la  quantità di pensieri intrusivi durante gli allenamenti e la gara, ridurre l’aggressività e l’impulsività che potrebbero compromettere la prestazione.

​- potenziare il clima emotivo di squadra o di gruppo (Hoffmann, 1980; Orrù e coll,, 1988). Il Training Autogeno favorisce anche un miglioramento del “clima di squadra”: maggiore armonia, superamento di rivalità e antagonismi ed aumento del senso di appartenenza e di coesione.

​- migliorare il recupero energetico nelle prestazioni sportive.
Il Training Autogeno permette un miglior recupero dagli allenamenti ed incrementa la qualità del riposo notturno, come confermato dalla presenza delle onde alfa a riposo (segnale di recupero energetico) nella ricerca di Mikicin e Kovalczyk (2015).
La sua utilizzazione, inoltre, è accompagnata da cambiamenti nell’elettroencefalogramma, che dimostrano un miglioramento delle capacità di recupero dello sforzo mentale: ad esempio, può essere usato nella pausa tra un tempo e l’altro della gara, per favorire il recupero delle energie psicofisiche ed una maggiore resistenza fisica. Esso è, quindi, in grado di ridurre i tempi di recupero energetico dopo uno sforzo sportivo.

​- favorire il rilassamento muscolare, riducendo così il rischio di contratture e di infortuni.
La pratica costante del Training Autogeno, come tecnica di gestione dello stress, è efficace nella prevenzione degli infortuni, in quanto numerose ricerche evidenziano lo stretto rapporto tra stress e infortuni. Esso diminuisce anche la frequenza delle contratture muscolari, abbassando in tal modo la probabilità di infortunarsi, e rappresenta un importante ausilio nella riabilitazione, permettendo un miglior recupero.

Gli studi internazionali che hanno esaminato il Training Autogeno nello sport


Uno dei primi studiosi che si è occupato dei benefìci del Training Autogeno nello sport è stato  Naruse, che ha  svolto una ricerca su alcuni atleti giapponesi di ritorno dalle Olimpiadi di Roma del 1960. Tali atleti sono stati coinvolti in un programma di allenamento che comprendeva il Training Autogeno, in associazione a ipnosi e tecniche di immaginazione guidata. I risultati hanno evidenziato un miglioramento rispetto all’ansia da prestazione: l’ansia fu eliminata in tutti gli atleti, ed alcuni di essi riuscirono anche a mantenere costante il livello delle performance da una competizione sportiva alla successiva.
In una ricerca di Hashim (2011), l’utilizzo di tecniche di rilassamento su giocatori di calcio adolescenti, ha prodotto significative riduzioni nei punteggi della scala POMS (Profile of Mood States – Adolescents) associati a depressione, affaticamento, tensione e confusione mentale.
Anche in Italia abbiamo dati sui benefìci del Training Autogeno nello sport: nello sci, ad esempio, ricordiamo i mondiali di sci alpino del 1974, in cui la nazionale italiana stravinse nello slalom gigante, dopo essersi allenata costantemente nel training autogeno (Peresson, 1977, 1990); nella pallavolo, un esempio è la squadra del C.U.S. di Trieste, che nel 1977 ha seguito un programma di Training Autogeno ed è stata promossa in serie B; infine, nel calcio, si può citare l’esperienza della squadra del Cesena, promossa in A nel campionato del 1975/76, anno in cui ha aggiunto ai propri allenamenti la pratica del Training Autogeno.
Il Training Autogeno è facile da imparare e può essere praticato ovunque , ciò lo lo rende una tecnica di auto-aiuto altamente versatile ed efficace.


Riferimenti sito-bibliografici
https://coachingsistemicorelazionale.it/training-autogeno-e-sport/
https://formist.it/sport-e-training-autogeno/
http://www.psicologidellosport.it/il-training-autogeno-nello-sport-e-utile-come-e-perche/
https://www.psicologionline.net/articoli-psicologia/articoli-crescita-personale/602-training-autogeno-sport

Baruzzo, R. “Equilibrio personale e Training Autogeno”. Libreria Universitaria, 2014.
Brugnoli, M.P. “Mental Training nello Sport”. Red Edizioni, 2008.
Facchini, F. “Il Training autogeno nel calcio- un approccio teorico-pratico”. Ed. Società Stampa Sportiva, 1992.
Giraldi Dragan, P. “Il Training Autogeno nella preparazione atletica di una squadra di pallavolo”. Atti del I Convegno Internazionale Cisspat, Edizioni Cisspat, Padova, 1977.
Hashim, H.A. “The Effects of Progressive Muscle Relaxation and Autogenic Relaxation on Young Soccer Players’ Mood States”. Asian Journal of Sports Medicine, Jun 2011; 2(2): 99–105.
Hoffmann, B. H. “Manuale di Training Autogeno”. Astrolabio, Roma, 1980.
Luthe, W. (2001), Autogenic Therapy, London, the British Autogenic Society.
Naruse, G. The hypnotic treatment of stage fright in champion athletes. International Journal of Clinical and Experimental Hypnosis, 13(2), 1965, 63-70. doi: 10.1080/00207146508412927
Peresson, L. “Psicoterapia autogena”. Cisspat, Padova, 1990.
Peresson, L. “Training Autogeno, Visualizzazione Guidata e Musicoterapia nello sport”. Atti del I Convegno Internazionale Cisspat, Edizioni Cisspat, Padova, 1977.
Research Quarterly for Exercise and Sport, Volume 74, pages 337-342, September 2003.Biatheletes’ postural control and hold stability in the rifle competition, found their standing shooting was improved after learning Autogenics Training and imagery training.
Schultz, I.H. “Il Training Autogeno. Metodo di autodistensione da concentrazione psichica- Quaderno di esercizi per il training autogeno, vol.1”. Feltrinelli, Milano, 2002.
Tamorri, S., Benzi, M. & Reda, M.A. “Psicologia del rischio d’infortunio nello sport: review e studio di una casistica di atleti agonisti nel rugby”. Italian Journal of Sport Sciences, Vol. 11 (1-2; 2004): 34–44.

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